“Sapientoni” e “sapientone” da spiaggia che (s)parlano di lifting, dermoabrasione e peeling senza la padronanza della materia.
Durante le vacanze ho personalmente assistito ad accese discussioni “da spiaggia” relativamente a:lifting, dermoabrasione ed al peeling.
Il “da spiaggia” non si riferisce ovviamente al luogo ma alla ignoranza dell’argomento che gli oratori, i miei vicini d’ombrellone, avevano dell’argomento e di cui discutevano animatamente come fossero tutti chirurghi estetici.
Così mi sono fatto un nodo al fazzoletto per mettermi immediatamente al PC e scrivere di tali argomenti in modo semplice ed esauriente al mio rientro.
Partiamo col peeling: il termine è di derivazione anglosassone e significa: “sbucciare, spellare”.
In Estetica tale termine fa riferimento all’esfoliazione degli strati superficiali dell’epidermide tramite agenti chimici, ossia acidi: piruvico, glicolico…
La Dermoabrasione è un termine composto da:
dal greco: Dèr-ma - der-os = pelle staccata dal corpo
ed abrasione dal latino: “staccare da”
ed è quindi un processo di “levigazione” della pelle, infatti come per il peeling si usano gli acidi qui si usano dei macchinari: frese, che come le frese per settori industriali “grattano via” la parte di pelle che “sporge” levigandola e rendendola liscia. E’ quello che la carta vetrata produce su un legno tramite sfregamento.
Il lifting è anch’esso un termine anglosassone il cui principale significato è: “sollevare”.
In questo frangente si possono distinguere due tipologie: lifting chimico (attraverso l’uso di Botox, principalmente ma non esclusivamente) o del bisturi del chirurgo plastico/estetico e relativa anestesia.
Nel primo caso si combatte l’abbassamento dei tessuti ridando loro tono con l’iniezione di botox, tale procedimento ha una “scadenza” di circa 10/12 settimane e quindi va ripetuto.
Il secondo è ovviamente definitivo, ha una settimana di degenza post-operatoria e può richiedere un secondo intervento di microchirurgia per rimuovere le piccolissime cicatrici rimaste dal primo intervento.
Tale intervento “stacca” i tessuti, li riposiziona e anche li “stira” in modo da cancellare le rughe (d’espressione e/o vecchiaia) e ridare alle aree d’intervento la tonicità dei venti / trent’anni.
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